
IL PESCE STORDILLO
Spesso l’istinto e l’incoscienza vengono considerati negativamente, ma a volte un pizzico di incoscienza ci aiuta a uscire dalla nostra zona di comfort e ci permette di scoprire posti nuovi e scoprire cose di noi che ancora non sapevamo.
È vero, aveva rischiato di perdersi; ma forse crescere vuol dire proprio questo: accettare il rischio di perdersi per avere l’occasione di ritrovarsi.
Oggi vi voglio raccontare la storia di un pesce che vive in alto tra i monti, in un lago molto ma molto speciale. Nell’arco del tempo sono stati dati molti nomi a questo lago: lago di fuoco, lago corallo, lago bollente. Adesso questo posto viene conosciuto come lago arcobaleno, grazie ai mille colori che si intravedono tra le sue acque.
Custode indiscusso del posto è un immenso drago dalle ali possenti e gli occhi gentili, conosciuto anche come il drago della verità. Si narra infatti che se uno lo guarda negli occhi non possa evitare di dire la verità, anche se questa è scomoda e difficile da accettare. L’alito caldo di questo drago ha trasformato il lago in un paradiso tropicale. Tra le sue acque tiepide nuotano indisturbati pesci bellissimi, dalle infinite sfumature e forme. Si possono incontrare i pesci matita che assomigliano a una penna e disegnano, nuotando, una scia nell’acqua cristallina, i pesci coltello, che tagliano l’acqua con le loro lame affilate, i pesci bottiglia, che rotolano indisturbati sul fondo, i pesci ombrello che si aprono e si chiudono per contrastare la forza della corrente.
Tra questi pesci multicolori viveva anche il pesce Stordillo. Stordillo era un pesce molto curioso, sempre alla ricerca di mondi nuovi da esplorare. Stordillo però era anche un pesce che aveva un grande problema: tutte le volte che la corrente lo portava lontano dal lago, in un’acqua più fredda, lui perdeva la memoria e non si ricordava più che animale era. I suoi fratelli lo pregavano sempre di non allontanarsi dal lago, temevano che potesse perdersi e non ritrovare più la strada di casa. Preoccupati chiesero aiuto al drago, il quale chiese a Stordillo di guardarlo negli occhi. Il drago lesse la verità nell’animo del pesce e comprese che niente e nessuno avrebbe potuto ostacolare la sua sete di conoscenza, neanche la paura di perdersi avrebbe potuto porre fine alle sue esplorazioni. Il drago, con un marchio a fuoco, disegnò sul suo fianco un arcobaleno sperando che questo particolare lo aiutasse a ricordare dov’era la sua casa.
Dopo di che gli augurò buon viaggio e lo vide allontanarsi nella corrente, diventando un puntino sempre più piccolo.
Appena l’acqua divenne più fredda, Stordillo perse la memoria. Vagava sconsolato tra le acque fredde del torrente, chiedendosi quale animale potesse essere.
Ad un certo punto incontrò un gambero che nuotava al contrario. Il gambero sentendosi osservato si fermò:
«Ciao. Chi sei? »
«Ciao. Non lo so chi sono. Tu cosa sei? »
«Io sono Gino e sono un gambero. Davvero non sai chi sei? »
«Non me lo ricordo più. »
«Sei un po’ rosso come me. Forse anche tu sei un gambero.»
Stordillo iniziò a nuotare al contrario come il gambero. Per un po’ sentì di aver risolto il problema, cambiando la prospettiva da cui lo guardava.
Il gambero però nuotava all’indietro molto più velocemente di lui e ben presto lo perse di vista. Rimasto solo si dimenticò che stava cercando di imitare il gambero e si guardò di nuovo intorno smarrito, chiedendosi quale animale potesse essere.
Dopo giorni e giorni di viaggio arrivò in uno stagno. Una rana lo vide e subito si avvicinò chiedendogli che tipo di animale fosse.
Stordillo rispose che non lo sapeva perché se l’era dimenticato. La rana lo guardò bene, vide del verde tra le sue squame e gli disse che se voleva poteva diventare una rana, era semplice: doveva solo imparare a saltare.
Stordillo felice di avere finalmente uno scopo si impegnò moltissimo nell’impresa e dopo pochi giorni imparò a saltare sull’acqua, facendo anche delle bellissime capriole. Arrivarono saltellando sotto a una bellissima cascata e fu proprio lì che vide riflesso un magnifico arcobaleno. Rimase ammutolito di fronte al riflesso ma non ebbe tempo di pensarci troppo perché la rana iniziò a saltellare felice da un colore all’altro, ridendo a più non posso.
«Ogni colore ha un gusto diverso! Prova anche tu! »
Stordillo non si fece pregare e saltò nel giallo che sapeva di limone, nell’arancione che sapeva di mandarino, nel rosso che sapeva di fragola e così facendo attraversò tutti i colori, leccandosi i baffi ad ogni salto. Terminati i sette colori si sedette vicino alla rana, la quale si accorse del marchio che aveva sul fianco:
«Perché hai un arcobaleno tatuato sul fianco?»
«Un arcobaleno?» detto questo si fermò immobile a guardare un punto fisso davanti a sé.
La memoria gli tornò di colpo e lui si ricordò del lago da cui proveniva.
«Il lago arcobaleno! Devo tornare al lago arcobaleno, tu sai dov’è?»
La rana gli disse che per arrivare al lago arcobaleno doveva nuotare controcorrente fin su, in alto nei monti:
«Ma solo i salmoni sanno nuotare contro-corrente!», aggiunse la rana.
Stordillo a quel punto sorrise e sentì dentro di sé di essere un salmone, più di qualsiasi altra cosa:
«Grazie mia cara amica! Hai ragione! Sono un salmone! Come ho fatto a dimenticarlo! Mi hai insegnato tante cose! Non ti dimenticherò mai.»
Detto questo i due amici si salutarono e il salmone iniziò a nuotare controcorrente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Quando ritornò nelle acque calde del lago arcobaleno la sua memoria tornò del tutto. Si guardò indietro e si accorse di aver corso un bel rischio allontanandosi dal posto in cui era nato. Si accorse però che quel viaggio non era stato vano: aveva imparato a nuotare all’indietro, aveva imparato a saltare, aveva assaggiato i colori dell’arcobaleno, ma soprattutto aveva incontrato degli amici che gli avevano permesso di fare un pezzo di strada con loro ed era stato bello.
È vero, aveva rischiato di perdersi; ma forse crescere vuol dire proprio questo: accettare il rischio di perdersi per avere l’occasione di ritrovarsi.
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